La Regione restituisce i soldi a chi li ha donati per concretizzare il referendum dell’ indipendenza del Veneto. Lo ha stabilito la Giunta nell’ ultima riunione. In 1.363 hanno versato quasi 115 mila euro. Il referendum è stato dichiarato illegittimo dalla Corte Costituzionale lo scorso giugno. Con questo atto palazzo Balbi chiude il conto corrente attivato ad hoc e insieme una pagina della politica veneta.
LEGGE ADDIO. La somma raccolta è ben lontana dall’ obiettivo prefissato: 14 milioni di euro, cioè la stima dei costi per mettere in piedi una consultazione referendaria. In pochi hanno deciso di aprire il portafoglio per la causa. E quelli che l’ hanno fatto si sono mantenuti nella media di 80 euro a donazione ciascuno.
La legge approvata lo scorso 12 giugno 2014 dal Consiglio regionale prevedeva proprio il finanziamento popolare del referendum tramite la costituzione di un fondo perché si ipotizzava che i donatori potessero essere molti di più sull’ onda di un movimento d’ opinione che sosteneva che sarebbero stati milioni i veneti disposti a contribuire alla causa. Poco tempo prima infatti aveva fatto scalpore la consultazione on line sull’ indipendenza di Plebiscito. eu che aveva raccolto, ma mai certificato, numeri di adesioni da capogiro.
LA DIREZIONE. «La restituzione dei soldi? Un atto dovuto.
Ma questo non significa aver rinunciato definitivamente all’ idea», dichiara il presidente del Veneto, Luca Zaia. Per lui la questione non finisce qui. «Nonostante il pronunciamento negativo della Consulta e, invece, la sancita legittimità della legge sulla consultazione inerente l’ autonomia, noi non abbiamo affatto abbassato la guardia. Abbiamo affidato a un pool di costituzionalisti la valutazione e lo studio di nuove azioni, con riferimento anche al quadro giuridico nazionale e internazionale e, in particolare, alla storica contrapposizione fra il governo spagnolo e quello catalano. È evidente, lo ripeto, che per noi veneti quella della Catalogna resta un preciso punto di riferimento e un’ esperienza fondamentale – prosegue Zaia – non foss’ altro per una storia di indipendentismo che dura da 80 anni, e una battaglia che, tuttavia, bisogna ricordarlo bene, non ha ancora consentito né l’ indizione né lo svolgimento di un referendum ufficiale nonostante prese di posizione politiche, parlamentari e di numerosi leader. L’ unica realtà che è riuscita con successo a celebrare un referendum, indipendentemente dal risultato – conclude Zaia – resta la Scozia che è arrivata a una consultazione ufficiale dopo una lunga e virtuosa storia di devolution e autonomia concesse dal governo britannico. A dimostrazione che i concetti di autonomia e di indipendenza non si contrappongono, ma si possono e si devono coniugare».
SCONFITTA. Il consigliere dem Piero Ruzzante va dritto al sodo: «Se solamente 1363 persone hanno versato meno di 115 mila euro significa che il referendum, ancor prima di ogni consultazione, ha ricevuto una sonora bocciatura: quella dei restanti 4.926.233 veneti». Intervienel’ ex consigliere Idv, Antonino Pipitone: «Zaia ora prenda atto del clamoroso fallimento del progetto». I tosiani attaccano: «Nel 2014 i capoccia leghisti accusavano Tosi di essere “tiepido” sull’ indipendenza. Ora è evidente chi è contro i Veneti. Pochi i fondi raccolti? Ma quando mai è stata avviata una campagna informativa?».
↧
Poche donazioni pro referendum Alt indipendenza sottolineare pipitone
↧